Warning: Undefined array key "sfsi_plus_mastodonIcon_order" in /home/mhd-01/www.marcodottavi.com/htdocs/wp-content/plugins/ultimate-social-media-plus/libs/sfsi_widget.php on line 1748
Tante diatribe su “professionisti” e “fotoamatori”. Leggo un milione di post su Facebook dedicati a questa insana questione. Insana perché secondo me chiarissima e specchiata:
- – Professionista: colui che lavora come fotografo, ne ricava un guadagno e se anche non svolge solo questa attività (perché collateralmente ne svolge altre) quando lo fa è con i crismi del lavoro, che vanno dall’avere le attrezzature idonee, ad una ragione sociale che gli consenta di farla legalmente pagando le tasse quando lo Stato sovrano lo richiede e ovviamente, avendo le competenze necessarie ed imprescindibili per il tipo di fotografia che realizza, comprendendo in queste peculiarità anche la conoscenza dei mezzi e lo studio del target a cui si rivolge.
- – Fotoamatore: lo spiega il termine. Colui che ama la fotografia e ciò che ne deriva. Punto. Punto. Punto.
Come potrete leggere, non ho scritto nulla riguardante la “bravura”. Quella è avulsa dal titolo. Se tutti si potesse diventare bravi acquisendo o meno una partita Iva, beh sarebbe fantastico. Posso invece aggiungere alcune note che potrebbero far storcere il naso a qualcuno. Le note sono queste:
- Posso non aspettarmi che un professionista ami quello che fa, almeno non sempre. Non è detto, non è richiesto. In alcuni casi l’ho provato su di me: per quanto io ami il mondo della fotografia, alcuni lavori commissionati con paletti strettissimi piantati dalla Committenza e da me non condivisi, ovvero per campagne pubblicitarie o comunque immagini che non mi piace realizzare, io non li farei. Ma MODStudio (che è l’Azienda che ho fondato e per la quale lavoro) ha bisogno di denaro per rimanere in vita, e io pure. Conosco fior fiore di professionisti che MAI e POI MAI andranno in vacanza con la macchina fotografica. Ciò non li rende meno professionisti di quanto non siano.
- Mi aspetto invece che un fotoamatore sia sempre emozionato e tendente alla perfezione quando scatta. Perché non lo fa con i paletti di cui sopra, ma è in genere artefice e padrone di se stesso e del suo set. Dovrebbe essere condizionato solo dal suo cuore e dalla cultura fotografica che dovrebbe avere più ampia possibile, e approfittare del tempo e della passione per creare il suo “giusto”.
Tutto sommato, l’ideale sarebbe essere un “fotoamatore professionista” talmente bravo e ricco da potersi scegliere i clienti, e così affermato da imporre le proprie idee. Ma tant’è siamo in un mondo reale, dominato dall’economia e quindi non è così, direi quasi mai e MAI nel mondo della moda, neanche per i grandi fotografi. Detto questo non capisco perché alcuni fotoamatori continuino a chiamare “lavori” le proprie immagini, “editoriali” i propri scatti, oppure parlino della propria passione come di “professione”. Ma perché? Vi sentite sminuiti se si parla di Hobby? Vi sentite degradati se le vostre foto (e prescindo dalla intrinseca bellezza delle stesse) siano riconosciute come il risultato di una sana passione per la fotografia? Io non lo sarei. Il mio lavoro è la fotografia (poi sono anche contitolare di altre due aziende che non si occupano prevalentemente di fotografia) ma la realizzazione delle immagini è gran parte della mia vita. E VORREI essere sempre e solo un fotoamatore, libero di occuparmi delle immagini che mi rappresentano di più e che vorrei fare sempre. E non me ne fregherebbe nulla del pur gratificante commento di amici e/o parenti. Le farei PER ME, le faccio PER ME quando posso. Certo, per mostrarle ma non per ricevere un commento…semmai per esternare una emozione, un sentimento. Spesso dico a chi me lo chiede che tante immagini, le più belle, non le ho scattate fisicamente. Le ho nella testa, nel cuore. E una di queste è raccontata QUI e fa parte di uno dei momenti più tristi della mia vita, un abbandono. Io quell’immagine ce l’ho nella testa, non in un hard disk. In epoche passate, avevamo di certo meno democrazia: diventava professionista colui il quale in primis conosceva la tecnica fotografica (le foto dovevano “venire” prima di essere belle) e poi col tempo, vagliato da art director, clienti, committenti, diventava professionista prima e poi un professionista che lavorava, ma molto dopo.
Oggi la grande democrazia del digitale permette a tutti di far “venire” le proprie foto. Bene!!! Una figata! Ma questo non deve far presupporre di essere artisti. Un po’ come se l’avvento della penna Bic avesse trasformato tutti in poeti. Certo no! Però tutti noi possiamo scrivere, ovunque, senza preoccuparci del mezzo e delle sue difficoltà intrinseche. Questa “falsa percezione”, la foto viene ergo fotografo sum non è esatta. Nel senso che oltre a scattare una foto, se amiamo questo mestiere/hobby, occorrerebbe metterci dentro qualche cosa che non sia solo uno scontato scatto da pubblicare (anche qui vi rimando a un link, di uno scritto non mio che spiega questa seconda falsa percezione, quella di essere autori ed editori) ma un pezzetto di cuore, ogni volta. Tutto ciò viene enfatizzato e portato all’eccesso quando si parla di fotografia Glamour/Nudo/Fashion (non moda eh, Fashion). E’ mooooolto probabile che qui intervengano gli ormoni maschili a peggiorare le cose e spesso vedo foto dove le Donne rappresentate, sono più “ingabbiata preda”, del “fotografo”. Il quale non si cura affatto della luce, della posa, non ha la benché minima idea di cosa significhi fare una foto di moda, però la fa, la pubblica e si incazza se uno gli dice che non è una bella foto. E giù amici di amici a dire “che bella gestione della luce” per una foto scattata a mezzogiorno in spiaggia, oppure “ottima la postura” per una foto dove la modella è “intorcinata” talmente tanto che sembra stia male di stomaco. EEHI!!! Non sto generalizzando: mi rivolgo a coloro che fanno foto per “apparire prima di essere” per quelli che come dice il mio socio Luca, hanno imparato a correre prima di imparare a camminare. Ma che valore aggiunto hanno le vostre foto, se non c’è dentro un pezzetto di voi? Perché vi arrabbiate se uno vi dice che la foto è scontata o brutta? (e per “uno” intendo un fruitore! Non è necessario che sia un fotografo a valutare una foto, anzi! Un fruitore, un lettore colto, può farlo molto meglio perché lo fa in base alla sua percezione dell’immagine che deve essere rivolta sempre a TUTTI e non agli altri FOTOGRAFI.)
Nota a margine: il fotografo fashion per me è un fotografo che si veste bene seguendo la moda. Autodefinirsi tale è assolutamente banale, anche se si adora quel genere. La MODA si scatta solo se si è circondati da figure professionali che ti permettono di farla. E non solo trucco, parrucco e vestito. Ma casting director, stilisti, art director, e soprattutto un committente. Non basta un vestitino svolazzante della Rinascente, ma neanche di Armani. Può scaturirne una foto bellissima, di certo, ma definirsi fotografo “fashion” per questo mi pare davvero sfrontato.
Io ci tornerò su questo argomento, perché mi sta a cuore e per favore non dite: “il professionista che tenta di salvaguardare il suo lavoro”. Guardate: se il livello delle immagini (si stima un milione di immagini AL SECONDO, pubblicate in tutto il mondo) fosse elevato tanto quanto lo era 25 anni fa, il mio lavoro sarebbe salvaguardato di certo. E’ la “monnezza” spacciata per foto miracolosa che uccide il mio lavoro, la cultura, e la fotografia in generale. Quello che sta tentando di fare VOGUE col sito PHOTOVOGUE. Rendere inutili i fotografi, trasmettendo un concetto semplice: è bellissima la foto del gatto fatta col telefonino e talmente bella che te la vaglio io, Vogue e te la pubblico. Guardatevi le foto pubblicate e ditemi cosa vi trasmettono, se non il “potrei averla fatta pure io”. Esatto! E’ vero! Questo si sta tentando di far passare ai più: La “fotografia commerciale” è per tutti, così il fotografo di fatto non esiste, e quindi non va pagato. Ok.
N.d.R.: Il mio articolo, anche se pubblicato ora, è stato scritto giorni prima di QUESTO a firma Settimio Benedusi. Non sono un fan sfegatato di Settimio in veste di fotografo, gli invidio alcune immagini, altre meno; ma ne riconosco e ammiro le indubbie qualità come imprenditore di se stesso e lo apprezzo per la cultura a tutti i livelli che possiede e che ho potuto più volte constatare di persona. In questo caso poi ha esemplificato con uno strumento efficace, una parte del mio pensiero.