Ho conosciuto Hedy nel…beh un po’ di tempo fa. Avevo ancora lo “studiolo” a Roma, e per fortuna anche il tempo di progettare e realizzare immagini per “me”, cosa che non faccio più da un po’, purtroppo.
In quel caso il progetto era strano, partito da un presupposto particolare…
In sintesi, avevo conosciuto qualche anno prima uno dei fotografi più “paesaggisti dentro” che io ricordi. Appassionati sia io che lui di gite in fuoristrada, alternavamo uscite fotografiche dedicate a lui e alle sue foto (con sveglia alle 4 di mattina) ad uscite in fuoristrada puro (con sveglia alle 4 di mattina).
Dopo un po’ eravamo molto assonnati… 🙂 ma ci chiedevamo come potere “abbinare” in un qualche modo i nostri due generi fotografici e in particolare come rappresentare “assieme” la forza della natura, gli alberi, al corpo umano, quello femminile in particolare. Più sotto potrete vedere come abbiamo “sviluppato” l’argomento e come lo abbiamo esplicitato in una serie di 15 foto.
Però parlavamo di Hedy. Mi contattò lei dopo aver visto un set che feci con un’altra amica comune. E ho ancora ben viva la concretezza di quella giornata, nella quale scattammo tutte le foto che “volevo”. Hedy sin da allora si è dimostrata quello che è: una Donna risoluta, intelligente, propositiva, gentile. E una modella perfetta, non solo per il fisico e la bellezza ma per la sua etica, per il suo concetto di professionalità. E non ultima, per la capacità di interpretare. Il risultato fu che quel progetto, Naked Trees le cui 15 foto (non tutte con Hedy) potrete vedere seguendo QUESTO LINK, sono state esposte davvero ovunque. E anche in Cina, in una galleria “italiana” e direi tra le poche foto a mostrare nudo integrale esposte al pubblico (un’altra volta vi racconterò di come funziona la censura in quel Paese). Se siete interessati alla parte “tecnica” e di scelta la storia del progetto è in questo slideshow, che spiega anche l’antesignano utilizzo dei videoproiettori come fondografi:
Il progetto:
Se aveste tempo, ecco la presentazione della mostra (mi accorgo ora che ha 3500 visualizzazioni):
Dopodiché la storia non finisce… In qualche modo Hedy ha accompagnato la mia “vita fotografica” in un altro progetto, tutt’ora incompiuto: The Cage, la Gabbia, era in origine una storia fotografica sui “muri” che noi stessi ci costruiamo intorno per difenderci, nelle gabbie in cui la nostra epoca ci rinchiude. Quella della “moda”, del “fashion” ad esempio. Oppure della “bellezza” o della “follia”; quelle gabbie, metaforiche, virtuali, nelle quali ci troviamo spesso o di cui siamo spettatori. E siccome anche la fotografia di fatto è una “gabbia” le foto in tutto dovevano essere 36, a ricordare il rullino fotografico da 36 pose di antesignana memoria. Il progetto deve chiudersi con un “video” che ancora non ho avuto modo di realizzare…ma chissà…più avanti… Intanto le prime 24 foto sono QUESTE.
Non finisce qui! A un certo punto della sua carriera (non che prima non fosse così) Hedy ha espresso una ulteriore capacità, dettata dalla consapevolezza del suo essere Donna: non “fotosciop”, ma una Hedy così com’è: bella, punto.
E a sottolineare questa sua determinazione, in occasione di un Toscana Foto Festival, le cucii addosso (che bastardo…io ma anche Erika Padovini, coreografa) il ruolo del “mostro marino”, della perfida sirena della notte che attenta alla virtù delle belle ma corruttibili creature del giorno. Nasce così un editoriale moda, pubblicato in almeno tre magazine (a mia memoria) e che ebbe una bella risonanza: LES FLEURS DU MAL. Dategli una occhiata cliccando sul link, nella versione in bianco e nero.
E, ad avvalorare ancora di più la tesi che il bello è bello, l’ultima foto dell’editoriale è stata scelta quale copertina di un libro, francese, scritto da un professore della Sorbonne, e con tema proprio i fiori del male e l’omosessualità femminile.
Abbiamo avuto altre occasioni nel tempo di scattare qualche foto, come queste, inedite, nelle quali (sempre con Erika e Alice Scorretti, splendida danzatrice in questo caso manichino) Hedy era interprete di outfit Biblique.
E ancora, una serie di finte polaroid dove raccontavamo assieme l’ennesima storia…..sempre al Toscana Foto Festival, per un workshop che dirigevo.
Insomma, Hedy è una di quelle persone che non saprei definire in modo compiuto: “notonlymodel” di certo, come il titolo di questa serie di articoli nei quali racconto alcune Donne che mi hanno colpito e con le quali ho lavorato. Ma sicuramente una cara amica, e di certo una di quelle persone per le quali desideri, anzi vuoi, essere amico per tutta la vita.
Thankyou so much, Hedy Nerito.