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Ultimamente, leggo spesso post sociali di integralismo fotografico. Anche e soprattutto da persone che stimo e che hanno a vario titolo, ben donde di parlare di fotografia.
Sia ben chiaro soprattutto per ciò che leggerete dopo: le mie sono riflessioni che devono essere sempre lette con un anticipato “è la mia opinione personale”, quindi lasceranno come è giusto che sia, il tempo che trovano. Ma certamente i post si moltiplicano e il tono è sempre il medesimo: “le fotografie non si fanno con la macchina fotografica buona“, oppure “questa ridondanza di colori, di HDR e simili è una cagata”. Beh, io pure in altro post mi sono espresso su quanto sia importante scattare le foto con il cuore e la testa, scattare foto seguendo la tecnica, conoscendola a fondo e usandola assieme ai mezzi posseduti e alla propria cultura e sensibilità. Ma analizziamo con calma.
“Ho passato tempo a desaturare le mie foto, per avere la stessa sensazione e gli stessi colori che avevo visto con i miei occhi, e poi trovo foto con colori pompati e chi lo fa se ne vanta pure, che schifo.” Ecco, questa è una asserzione integralista che non condivido. Fontana in analogico talvolta sovrapponeva in stampa due diapositive identiche per avere con il Cibachrome una saturazione maggiore e un maggior contrasto. Negli anni passati, si usavano le pellicole Fuji per alcune situazioni, pellicole che saturavano il colore molto di più altre, come i rossi ad esempio, per avere un maggiore effetto sugli incarnati, o i verdi/blu per un paesaggio. La fotografia non è sempre necessariamente realtà: è anche stupire, rinnovare, alterare, cambiare, plasmare. Io credo che siano corretti tutti gli approcci a questo mondo, fatto salvo un postulato: “vorrei dire e mostrare qualche cosa con la mia foto“. Ecco se la scelta dell’HDR o di qualunque altra tecnica che serva ad alterare la registrazione della realtà è fatta per “dire qualche cosa” e la fotografia viene scattata con la giusta tecnica, curandone gli aspetti legati alla luce, alla posa nel caso di ritratti, e aggiungendoci sempre il cuore, beh se l’autore vuole esprimersi utilizzando un qualunque effetto per me va bene.
Mi rifarò a due frasi (che riassumo) dette recentemente da Giovanni Gastel in tv (l’intervista completa la potete trovare qui):
- “La fotografia analogica è roba da dinosauri, un’altra epoca.”.
- “Utilizzo moltissimo photoshop perché è uno strumento che consente di manipolare come desidero le mie immagini”.
Sono assolutamente d’accordo. Se non fosse vero questo, Raffaello sarebbe da considerarsi un pittore e un artista, e Schifano con i suoi collages no. Mozart un musicista e Keith Emerson no, Dante un poeta e Montale no. E poi avremmo dovuto conservare per le nostre vacanze estive una Fiat 850 senza aria condizionata. Inoltre gli integralisti della fotografia “come una volta” o del “il mezzo non conta mai“, dovrebbero disattivare anche l’autofocus, non solo lamentarsi della non corrispondenza alla realtà dei loro colori; tra l’altro, anche qui forse sarebbe il caso di dire che se hai una macchina da pochi euro fatta per un mercato “consumer” che vuole vedere, per essere contento, tutto bellissimo e colorato nel display (e vale anche per le TV fullmegasuperHD, qui un divertente post di Ando Gilardi, leggetelo!) , si dovrebbe pensare che magari un mezzo digitale più consono farebbe comodo proprio a chi sente questa necessità: se io scatto correttamente con la mia macchina (che certo è costosa) i colori che vedo riprodotti sono esattamente quelli che c’erano.
Citerò poi il mio amico e socio Luca: “La buona attrezzatura ti permette di fare una foto migliore, la foto bella è nella tua testa: o ce l’hai o non ce l’hai (la foto)“. Sono assolutamente d’accordo in generale ma se non hai la giusta attrezzatura (attenzione: non la migliore che non esiste. Quella giusta per lo scatto che devi eseguire…) alcune foto soprattutto tecniche, non le potrai realizzare proprio. Dopodichè è pure vero che alcune immagini emozionali possono non essere scattate con attrezzature moderne o all’ultimo grido (altrimenti Weston e i suoi contemporanei non esisterebbero) ma certamente l’utilizzo di apparecchi attuali aiuta, e non poco. Ma aiutano, chi ha una idea in testa e complicano pesantemente la vita a chi non ha nulla da dire: perché gli artifizi che si possono applicare ad una foto sono ora talmente tanti e a buon mercato (leggi plugin di photoshop e simili) che se non hai una chiara idea di quello che vuoi, non solo non lo otterrai, ma avrai in mano una serie di immagini casualmente orribili con vari toni di colori o effetti ancora più orribili.
Qui sotto troverete alcune delle foto più “costose” al mondo in un arco temporale che va dal 1927 al 2011. Ve le mostro (con i prezzi di vendita) non per il prezzo in se stesso ma perché se lo hanno raggiunto vuol dire che hanno attraversato numerosi calmieri, sono quindi a pieno titolo “universalmente riconosciute” come fotografie che dicono qualche cosa. Potrete notare che ci sono HDR, cross processing, istantanee, foto con 30 esposizioni, arte digitale e manipolazione, anche una “non foto”, e pure foto realizzate con mezzi poverissimi. Alcune vi piaceranno, altre meno. Certo che deve essere così! Ogni fotografia può e deve raccontare… ma la cultura, il gusto personale, il libero arbitrio, farà si che alcune opere siano più sentite e altre meno, o per nulla. Insomma non siate stupidamente integralisti nel parlare di qualunque cosa. Non rinneghiamo il presente e il futuro solo perché non riusciamo a capirlo. Magari vuol dire solo che non siamo pronti a recepirlo, ma se altri (e tanti) lo apprezzano beh, pensiamoci prima di asserire fondamenti che non hanno ragione di essere e che talvolta rischiano di passare non per una giusta critica a fotografie inutili e casuali, ma come una strenua difesa di tempi che furono o peggio, come mero tentativo di mantenere una “leadership” basata sul “io lo so fare pure con la pellicola e tu no” (a proposito di questo, se non lo avete letto, date una occhiata a questo articolo su donne nude e pellicola).
E per ciò che riguarda la fotografia: fatele giuste. Poche, ma giuste.