(tratto da “Quel che resta della fotografia” Edizioni: I Carnet delle Idee)
Internet fomenta la superbia fotografica e ne veicola i frutti. Non perché questa funzione sia del suo specifico. Si tratta della sua apertura alla libera e indiscriminata fruizione. L’autore della fotografia avverte il privilegio di essere editore ancora prima di riprendere l’immagine.
Nessun redattore, nessun direttore avrà la possibilità di farne una valutazione per stabilire se potrà essere pubblicata o meno sulle pagine di una rivista cartacea. Basterà far parte di un blog, di un social network, di una comunità oppure avere la disponibilità di un sito per inserire la propria immagine in modo ben visibile.
Le pubblicazioni on line, poi, sono accompagnate da maxi didascalie di ordine filosofico – morale.
Alla pubblicazione farà seguito uno scontato numero di approvazioni, proporzionale alle approvazioni riservate poi dallo stesso Autore/Editore di turno, ai suoi colleghi.
Alle didascalie vengono poi spesso aggiunte considerazioni collaterali, ma quello che è fenomenale è che i commenti hanno tendenze poetiche….: “che taglio…”, “…splendidi colori…”, “…ottimo bianco e nero…”, “…fantastica gestione della luce…” o ancora un poco decifrabile “..buona la compo”.
Pensando ai neologismi informatici ho capito che quel “compo” trattava della più semplice e comprensibile “composizione”. Anche se la sezione aurea era lontana migliaia di anni luce dagli schemi sgangherati di quella “buona compo”.
© Gianfranco Arciero, col permesso dell’autore.