(Tempo di lettura quello che è…ma arrivate alla fine, il dolce arriva sempre in fondo).
Nel 1980, avevo già la mia storia sia lavorativa che fotografica. Chi mi conosce un po’ sa che ho iniziato molto presto, prima con il teatro, poi il cinema (sempre negli ambiti illuminotecnici e tecnici) ma accompagnato dalla fotografia, che poi è diventata la mia “profepassione”.
Sempre nel 1980, compravo “Paese Sera”. Era un quotidiano, nel formato “grande” tipico dei quotidiani dell’epoca. E non lo compravo per i contenuti politici o perché le notizie pubblicate fossero diverse da quelle di altri quotidiani, ma perché era leggermente più grande degli altri. Questo, mi permetteva di infilarci dentro, Playboy. O Playmen. O Excelsior (quando avevo i soldi per acquistarlo).
All’epoca occorreva nasconderle “certe rivistacce” perché altrimenti venivi additato come “sporcaccione” da coloro i quali le compravano lo stesso, ma le nascondevano meglio.
Ovviamente ero affascinato (ed eccitato) dalle foto di nudo, ma (lo dico sinceramente) anche dagli editoriali che venivano pubblicati in quelle pagine. Nel Playboy dell’epoca, si celavano interviste a personaggi che erano già grandi, o lo sarebbero diventati di li a poco. C’erano artisti, politici, il mondo della moda, ma anche i primi veri “opinionisti” che si permettevano attacchi frontali che non avrebbero potuto permettersi su altre riviste. Non c’era il gossip di Novella2000 o meglio c’era ma era più una descrizione di fatti, spesso senza peli sulla lingua. C’era la “posta del lettore” dove gli scriventi potevano finalmente porre domande ad esperti (veri) e ottenere informazioni che probabilmente non avrebbero avuto (o chiesto) a nessun altro, magari rimanendo nell’anonimato di un “cucciolo54” o robe simili.
Poi, c’era la terza di copertina, con le miniature di coloro i quali avevano preso parte a quello specifico numero. E leggevi nomi di fotografi, artisti, musicisti…qualche esempio? Muti. De Chirico. John Lennon. Salvador Dalì. Steve Jobs. Jean-Paul Sartre.
Ovviamente c’era il nudo (bloccato da Hefner nel 2015, poi ripreso parzialmente nel 2017 fino alla vendita del marchio alla società che gestisce attualmente uno sei siti porno più famosi, X-Hamster) Qualche nome? Inutile. Su Playboy ci sono state tutte, fino all’ultimo nudo del 2015 con Pamela Anderson, passando per Iva Zanicchi, Dita Von Teese, Naomi Campbell. Con quali fotografi? Beh basta, andateveli a cercare googolando. Sono talmente tanti e importanti che occorrerebbe elencarli tutti. Ne cito giusto due: Helmut Newton e Herb Ritts.
Il 21 marzo scorso, l’attuale proprietà ha deciso che quello di aprile 2021 sarebbe stato l’ultimo numero cartaceo, rimanendo ancora un po’ online ma anticipando che “la crisi attuale del mercato ha solo accelerato una fine già annunciata“. A 67 anni dalla nascita, Playboy muore.
Io ci ho lavorato con quelle riviste. Ho fatto l’assistente e il fotografo. Ho visto “live” la prima attrice transessuale italiana, fotografata da Frontoni sulle spiagge di Numana: Eva Robins. Ho visto i set costruiti negli studi del mio grande amico Paolo Tallarigo. Uno per tutti: Rugantino, nel quale solo per dipingere i fondali ci vollero 6 giorni. Ho imparato a mettere a fuoco sul vetro smerigliato dei banchi ottici, a prendere le sgridate dai fotografi e le occhiatacce spazientite di “star”. Modelle. Modelle vere, vere per professione.
Beh tutta questa roba non esiste più oramai da tempo. Ho smesso di realizzare servizi di nudo su commissione almeno 10 anni fa. Poi ho smesso di realizzarne di miei (da vendere) con l’apparizione sul mercato di “magazine” come MetArt, tanto famoso da generare un sinonimo: quando si chiede a una modella se posa per il nudo erotico si dice: “Fai MetArt”? Beh quando ci ho provato mi hanno chiesto 200 scatti e un video, per un compenso di circa 300 dollari. Per questo, salvo rarissime eccezioni, le foto di MetArt e similari sono tutte annoianti: signorina senza trucco vestita, poi mutandine e reggiseno, seduta su finestra, in piedi senza reggiseno, in piedi nuda, seduta su finestra, seduta su finestra con genitali in mostra.
Ripeto, ci sono rare eccezioni ma a parte la “pruderie” iniziale, al terzo servizio che mi mandarono in visione, ho pensato che io non sarei mai stato capace di fare foto cosi. Non a caso, lo racconto in un altro articolo, l’ultimo editore tedesco che pubblicava le mie foto mi disse: “tu racconti storie con le foto, la gente vuole solo vedere la gnocca, senza pensare troppo”.
Ok, non sono capace, non perché me la tiri o sia altezzoso. Proprio non sono capace, a prescindere dal guadagno economico che non c’è più.
(Se volete approfondire ancora di più il mio pensiero, un articolo lo trovate qui.)
Che c’entra tutto questo con il titolo “Obsession”?
E’ che proprio da fine marzo, inizio aprile, nel mondo delle tante riviste più o meno virtuali, nasce “Obsession Mag” il cui incipit recita: “DOVE LE DONNE SONO SOGGETTI E NON OGGETTI“.
Ecco, questa premessa mi aveva già convinto. Obsession nasce con l’idea di collaborare con fotografi che indiscutibilmente hanno RISPETTO per la Donna in generale e ancor più quando si parla di DONNE NUDE. Il che non significa realizzare fotografie edulcorate o non eccitanti. Significa invece avere una storia in mente, pensare e realizzare immagini curate e non buttate li a caso. Significa avere un’idea e svilupparla. Provate a dare una occhiata ai primi servizi pubblicati (anche uno dei miei che parla di un incubo…lo trovate qui) servizio per il quale ho allagato mezzo studio, perché avevo in mente una storia, volevo realizzare un progetto e non un esercizio con Photoshop.
Come nelle riviste del passato, troverete anche le “storie” delle Modelle che vengono pubblicate e presto degli articoli che riguarderanno questo mondo in genere. Non solo 5 scatti in croce, senza cura e senza nessun valore aggiunto per la Donna fotografata: soggetti e non oggetti.
Cosi, ho deciso di rimettermi in gioco, un gioco mio però, con la mia testa. E che, per fortuna, coincide con il pensiero degli editori. Con me, il mio socio e amico di sempre Luca Mosconi che per questo ambito, rinuncerà qualche volta al suo still life per creare con la luce (come solo lui sa fare) immagini evocative e imperdibili.
Auguri a tutto lo staff, a me e a tutti voi che potrete avere (finalmente e di nuovo) una percezione diversa del significato di “Ossessione”.